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Class Action scandalo Volkswagen per emissioni

Class Action scandalo Volkswagen per emissioni. In questi giorni siamo bombardati dallo scandalo che ha colpito le Case tedesche produttrici di autoveicoli, -in particolare Volkswagen ma anche BMW e Audi – inerente le modifiche dei software apportate per “truccare” le emissioni inquinanti.

Il mio pensiero è che si stia creando una caccia alle streghe, con tanto di proprietari dei veicoli delle marche appena citati che corrono a farsi controllare le emissioni dei propri mezzi per vedere se rientrano in quel gran gruppo di persone che possono ritenersi “truffate” dalle Case tedesche.

Sono numerosissime le associazioni di consumatori che nascono e che propongono, su questa scia, class action: ne sono già partite 80 in più di 20 paesi diversi. Al momento ritengo che si tratti più di specchietti per le allodole per aumentare il numero di iscrizioni, anche perché non esiste, come qualcuno sostiene, una class action europea. E soprattutto perché, al momento, di che danno si sta parlando?

La domanda fondamentale che chi pretende di avere il diritto ad un risarcimento deve porsi, per qualsiasi campo, è: che danno mi ha procurato tale comportamento? Come posso provarlo?

Per “lo scandalo tedesco” il tema è ancora acerbo: non c’è stata ancora una dichiarazione formale delle case su quanti veicoli siano coinvolti e quali saranno le misure prese dalle Case per riparare al fatto. Ci sarà una campagna di richiamo che non comporterà costi per il proprietario e che mirerà ad apportare delle modifiche sicuramente sui software e magari anche delle sostituzioni di parti meccaniche.

E allora che tipo di danno “materiale” ci può essere per l’acquirente di un veicolo tedesco coinvolto?

(oltre un eventuale “danno morale” per quelle persone con anima “verde”che hanno scoperto di inquinare di più di quello che realmente inquinano?) A mio avviso, l’unico danno risarcibile, ma quasi impossibile da provare sarebbe quello per cui, attraverso delle eventuali modifiche apportate dai meccanici a seguito del richiamo ufficiale delle Case, ci fosse un aumento oggettivo dei consumi del veicolo. Per cui l’acquirente, pensando di comperare una macchina che consumi un tot al chilometro si ritrova invece ad avere un consumo reale maggiore. In pratica saremmo di fronte ad una pubblicità ingannevole che trae il consumatore in inganno pubblicizzando un prodotto con caratteristiche non reali.

Un altro danno che invece sembra essersi già stato prodotto è in capo agli investitori delle Case tedesche che hanno acquistato azioni delle Società e che hanno subito un crollo di prezzo per il comportamento fraudolento delle Case stesse. In pratica hanno comperato delle azioni che avevano un prezzo più alto di quello reale, falsato da un valore delle Società raggiunto in borsa grazie a trucchi. All’opposto c’è chi sostiene che non sia corretto che le Società procedano con tagli agli stipendi dei lavoratori, come è stato ventilato, per fare fronte alle spese che dovranno affrontare per correre ai ripari. Secondo queste persone, poiché sono stati i vertici delle Società, in quanto rappresentanti dei soci, che hanno voluto le operazioni fraudolente per aumentare il valore, è più corretto procedere con la richiesta ai soci stessi dei dividenti ottenuti da valori azionari “truccati”. Si ricorda però a queste persone che in Germania i sindacati, in quanto espressione dei lavorati, partecipano alle decisioni dell’azienda.

In ogni caso è ancora troppo presto per parlare di risarcimento di danni.

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