VIOLENZA OSTETRICA E GINECOLOGICA
Il 3 ottobre 2019 il Consiglio di Europa ha approvato la Risoluzione n. 2306. Nella risoluzione viene finalmente riconosciuto che la violenza Ostetrica e Ginecologica sono da considerare come violenza contro le donne nel quadro normativo della Convenzione di Istanbul. Ovvero la Convenzione del 7 aprile 2011 contro la violenza sulle donne e la violenza domestica.
Un nuovo traguardo contro la Violenza sulle Donne
Il giorno successivo il 4 ottobre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York è stato evidenziato che la Violenza Ostetrica rientra nell’articolo 1 della Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne.
Nel 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scritto un documento che si intitola “La prevenzione ed eliminazione ed dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere”. Nel documento cui si dice che in tutto il mondo molte donne durante il parto in ospedale «fanno esperienza di trattamenti irrispettosi e abusanti».
Si dice anche che questi trattamenti non solo violano «il diritto delle donne ad un’assistenza sanitaria rispettosa», ma possono anche «minacciare il loro diritto alla vita, alla salute, all’integrità fisica e alla libertà da ogni forma di discriminazione»
La violenza ostetrica e ginecologica, per anni non affrontata, è rappresentata da quelle forme di violenza, praticate soprattutto durante il parto che si manifestano attraverso interventi dolorosi o atti inappropriati.
Si tratta di un insieme di comportamenti (in cui rientrano ad esempio l’eccesso di interventi medici, le cure senza consenso o anche la mancanza di rispetto) che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, declinata sia nella scelta della maternità che, all’opposto, nel suo rifiuto.
“La violenza ostetrica e ginecologica” – si legge nella Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 2306– “è una forma di violenza rimasta nascosta per molto tempo ed è tutt’ora spesso ignorata. Nell’ambito privato della consultazione medica o durante il parto le donne sono vittime di pratiche violente o che possono essere percepite come tali – inclusi gli atti inappropriati e non acconsentiti, come le episiotomie e le palpazioni vaginali realizzate senza consenso, pressione sul fondo dell’utero o interventi dolorosi eseguiti senza anestesia. Sono stati riferiti anche comportamenti sessisti durante le visite mediche”
La violenza ostetrica, dunque, non viene praticata dalle ostetriche:
il termine si riferisce all’abuso che avviene nell’ambito generale delle cure ostetrico-ginecologiche e che può essere realizzato da tutti gli operatori sanitari che prestano assistenza alla donna e al neonato (ginecologo, ostetrica o altre figure professionali di supporto)
Secondo la Risoluzione n. 2306 è necessario implementate procedure atte prevenire queste forme di violenza, attraverso la formazione del personale sanitario e l’applicazione di sanzioni per chi viole tali procedure. Sicuramente grande attenzione deve essere posta al consenso informato, che deve rappresentare la prima forma di tutela e protezione; non tutte le donne hanno la piena consapevolezza che negare loro la possibilità di prendere decisioni informate sui trattamenti sanitari che ricevono durante il parto o in altri servizi di salute riproduttiva costituisce una violazione dei diritti umani. Un abuso sempre più frequente è quello legato all’induzione del parto, attraverso l’uso di farmaci senza il preventivo consenso (es. ossitocina) o attraverso pressioni sul fondo dell’utero o comunque procedure mediche dolorose effettuate senza anestesia.
Tali situazioni sono purtroppo spesso derivanti da carenza di risorse finanziarie, che impediscono un corretto numero di personale sanitario e la garanzia di adeguate condizioni di lavoro
Assicurare risorse adeguate alle strutture sanitarie per garantire condizioni di lavoro dignitose per gli operatori è quindi una delle misure indicate come necessarie dalla risoluzione europea, perché situazioni di lavoro non adeguate possono influenzare il corretto svolgimento del percorso di cura.
Dal punto di vista giuridico, la Risoluzione europea invita inoltre gli Stati Membri a prevedere meccanismi che permettano di effettuare denunce relative alla violenza ostetrica e ginecologica, istituendo sanzioni per operatori e valorizzando la figura del difensore civico. Inoltre, si ritiene necessario provvedere all’assistenza idonea alle donne vittime di violenza ostetrica e ginecologica
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