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L’INAIL pubblica i dati ufficiali sugli Infortuni sul Lavoro e sulle Malattie Professionali

L’INAIL pubblica i dati ufficiali sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali dei primi 8 mesi del 2019. Secondo quanto riportato a questo link le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’istituto tra gennaio ed agosto sono state 416.894 (-0,4% rispetto allo stesso periodo del 2018). 685 delle quali con esito mortale (-3,9%). Sono in aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 41.032 (+2,0%).

In calo gli infortuni sul lavoro mortali

Secndo l’INAIL nelle le patologie di origine professionale si evidenzia che quelle più diffuse colpiscono il sistema osteo-muscolare e il tessuto connettivo (25.277 casi), del sistema nervoso (4.413, con una prevalenza della sindrome del tunnel carpale) e dell’orecchio (2.880). Queste continuano a rappresentare le prime tre malattie professionali denunciate, seguite da quelle del sistema respiratorio (1.799) e dai tumori (1.607).

Circa 300 le denunce di malattie di origine professionale legate ai disturbi psichici e comportamentali e di quelle della cute e del tessuto sottocutaneo. I casi di patologie del sistema circolatorio sono 168.

Quale parte d’Italia è più colpita?

Nell’analisi dell’INAIL sui dati ufficiali sugli Infortuni sul Lavoro e sulle Malattie Professionali vi è anche una ripartizione territoriale: per quanto riguarda la ripartizione geografica degli infortuni sul lavoro, 174 vittime sono del Nord-Ovest, 159 del Nord-Est, 141 del Centro, 151 del Sud e 60 delle Isole.

Quali i settori di attività?

73 appartenevano all’industria manifatturiera, 63 alle costruzioni, 56 ai trasporti, 29 al commercio, 20 ai servizi alle imprese.

Il futuro non sarà positivo

Il lieve calo nei primi otto mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente –afferma l’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro) in occasione della 69 Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro del 13 ottobre 2019- non deve ingannare. Fino a luglio il bilancio è peggiore per il 2019. Ad alterare il quadro è stato il mese di agosto 2018, quando per il crollo del Ponte Morandi a Genova si sono registrati 15 morti di lavoratori in itinere e per due incidenti stradali in Puglia sono morti 16 braccianti agricoli. Purtroppo, già da settembre 2019 gli incidenti mortali sono tornati a crescere rispetto al 2018.

Lo scorso anno, ribadisce il presidente dell’Anmil, Zoello Forni, sono stati denunciati all’Inail oltre 645mila infortuni, di cui 1.218 mortali. Un bollettino che sta proseguendo, con la stessa gravità, anche nel 2019, con un aumento degli incidenti mortali soprattutto in agricoltura, in Puglia, dove a un incremento delle ore lavorate e della produttività corrisponde un aumento della mortalità.

A quanto ammonta il Risarcimento del danno, in caso di morte per infortunio sul lavoro?

I profili di responsabilità giuridica del datore di lavoro in caso di morte di un suo dipendente per omissione, da parte dell’azienda, delle misure di sicurezza in ambito salute e sicurezza sul lavoro, sono due:

  • la responsabilità penale per omicidio colposo (art. 589 del codice penale);
  • la responsabilità contrattuale per la violazione dell’obbligo di sicurezza e, dunque, la necessità di risarcire i suoi eredi il danno per perdita del familiare (danno da perdita parentale).

Ma a quanto ammonta questo danno nel 2019?

In linea di principio occorre ricordare che il danno è personalizzato in funzione della capacità reddituale dell’infortunato, in considerazione del fatto che un lavoratore può avere uno stipendio diverso da un altro. Per esempio la morte di un padre di famiglia che guadagnava 3.000 euro al mese determina una conseguenza economica diversa rispetto alla morte di un padre di famiglia che guadagnava 1.000 euro al mese.

Il danno patrimoniale, dunque, non è quantificabile ma va verificato volta per volta a seconda delle peculiarità della singola situazione specifica.

Per quanto concerne il danno non patrimoniale, che possiamo considerare il danno non direttamente monetizzabile perché riguarda la parte più intima, affettiva della perdita, per prassi si fa riferimento al Tribunale di Milano che ha redatto una tabella, aggiornata nel 2018, in base alla quale vengono indicate le seguenti cifre.

Danno non patrimoniale per la perdita del congiunto:

  • a favore di ciascun genitore per la morte di un figlio: da euro 165.960 a euro 331.920;
  • a favore del figlio per morte di un genitore: da euro 165.960 a euro 331.920;
  • a favore del coniuge, della parte dell’unione civile e del convivente more uxorio: da euro 165.960 a euro 331.920;
  • a favore del fratello: da euro 24.020 a euro 144.130;
  • a favore del nonno per morte di un nipote: da euro 24.020 a euro 144.130.

Queste tabelle riportano evidentemente dei valori indicativi e pertanto nulla vieta al Giudice, a fronte di particolari ragioni, di discostarsi; inoltre nulla vieta di riconoscere il risarcimento ad altri rapporti parentali non contemplati nelle suddette tabelle.

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