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Bruciate vive: nessun Risarcimento perché Italiane

Bruciate vive: nessun Risarcimento perché Italiane. Era il 2009 e Antonella Geracitano e la nipotina Rebecca, di soli 5 anni, residenti a Bardonecchia, poiché erano da poco finite le scuole, le giornate iniziavano a essere più lunghe e calde decisero di passare qualche giorno a casa loro in Liguria a Lerici in provincia di La Spezia. Poi accadde l’imprevedibile: morirono bruciate vive a causa di un pazzo che, vistosi respinto dalla donna con cui aveva avuto una relazione, di fronte all’ennesimo rifiuto e all’ennesima litigata, appiccò un incendio all’appartamento della compagna che era situato sotto a quello della signora Geracitano, che nulla centrava. La nonna e la nipote non ebbero scampo. L’assassino, Matteo Acerbi, fu preso e gli vennero dati 30 anni di carcere

In episodi agghiaccianti come questo, anche se la perdita di una persona cara non ha e non può avere un prezzo, il responsabile oltre a scontare la pena in carcere deve ovviamente  risarcire le famiglie delle vittime che hanno avuto un danno enorme dalla perdita del loro congiunto. Peccato che in questo caso, come in innumerevoli altri casi, i familiari non hanno mai ottenuto dal responsabile alcun risarcimento per il semplice fatto che l’Acerbi non possiede denaro e beni.

Cosa succede allora in questi casi quando il responsabile non può pagare i danni che ha fatto? quando c’è una violenza da parte di un terzo che non ha la possibilità economica di risarcire le vittime (vale anche per stupri, omicidi, incidenti) “dovrebbe” essere lo Stato a farsi carico dell’onere e “tutelare” i propri cittadini e non lasciarli soli in momenti così drammatici.

Si usa il condizionale perché la Corte d’Appello di Torino ha lasciato tutti di stucco con una sentenza inaspettata: dopo 8 anni che la famiglia delle due donne, la nonna e la nipotina, aspettavano giustizia, ovvero che fosse un tribunale a costringere lo Stato a pagare per conto dell’Acerbi, la Corte  ha infatti applicato una Direttiva europea. Tale Direttiva stabilisce che effettivamente viene tutelato chi subisce reati violenti e il governo deve pagare a loro o ai familiari un indennizzo se non vengono risarciti dagli autori dei crimini peccato che questa direttiva non sia applicabile al loro caso. Il motivo è sconcertante: Le vittime sono italiane e la direttiva è valida solo per gli stranieri residenti nell’Unione europea. La sentenza recita infatti ”Il diritto tutelato dalla direttiva non è quello dei cittadini, ma quello dei residenti in altri Stati membri dell’Unione”: nessun Risarcimento perchè Italiane.

Peccato che una norma che esclude la tutela ai cittadini italiani potrebbe essere incostituzionale e peccato anche che altre Corti non hanno applicato la Direttiva proprio per tutelare i propri cittadini, non c’è alcun senso che una Corte Italiana dica che non c’è nessun Risarcimento perchè Italiane.

Si farà quindi ricorso in Cassazione in modo che una volta per tutte (?) si possa finalmente capire come lo Stato debba agire in questi casi e si spera, sia fatta giustizia.

Valutiamo gratuitamente il tuo caso. Se ci sono gli elementi, avviamo a nostre spese e per tuo conto la richiesta di risarcimento. Tu non rischi nulla! Chiamaci subito allo 3928003398 per un parere gratuito o lascia i tuoi dati per essere ricontattato!

Era il 2009 e Antonella Geracitano e la nipotina Rebecca, di soli 5 anni, residenti a Bardonecchia, poiché erano da poco finite le scuole, le giornate iniziavano a essere più lunghe e calde decisero di passare qualche giorno a casa loro in Liguria a Lerici in provincia di La Spezia. Poi accadde l’imprevedibile: morirono bruciate vive a causa di un pazzo che, vistosi respinto dalla donna con cui aveva avuto una relazione, di fronte all’ennesimo rifiuto e all’ennesima litigata, appiccò un incendio all’appartamento della compagna che era situato sotto a quello della signora Geracitano, che nulla centrava. La nonna e la nipote non ebbero scampo. L’assassino, Matteo Acerbi, fu preso e gli vennero dati 30 anni di carcere.

In episodi agghiaccianti come questo, anche se la perdita di una persona cara non ha e non può avere un prezzo, il responsabile oltre a scontare la pena in carcere deve ovviamente  risarcire le famiglie delle vittime che hanno avuto un danno enorme dalla perdita del loro congiunto. Peccato che in questo caso, come in innumerevoli altri casi, i familiari non hanno mai ottenuto dal responsabile alcun risarcimento per il semplice fatto che l’Acerbi non possiede denaro e beni.

Cosa succede allora in questi casi quando il responsabile non può pagare i danni che ha fatto? quando c’è una violenza da parte di un terzo che non ha la possibilità economica di risarcire le vittime (vale anche per stupri, omicidi, incidenti) “dovrebbe” essere lo Stato a farsi carico dell’onere e “tutelare” i propri cittadini e non lasciarli soli in momenti così drammatici.

Si usa il condizionale perché la Corte d’Appello di Torino ha lasciato tutti di stucco con una sentenza inaspettata: dopo 8 anni che la famiglia delle due donne, la nonna e la nipotina, aspettavano giustizia, ovvero che fosse un tribunale a costringere lo Stato a pagare per conto dell’Acerbi, la Corte  ha infatti applicato una Direttiva europea. Tale Direttiva stabilisce che effettivamente viene tutelato chi subisce reati violenti e il governo deve pagare a loro o ai familiari un indennizzo se non vengono risarciti dagli autori dei crimini peccato che questa direttiva non sia applicabile al loro caso. Il motivo è sconcertante: Le vittime sono italiane e la direttiva è valida solo per gli stranieri residenti nell’Unione europea. La sentenza recita infatti ”Il diritto tutelato dalla direttiva non è quello dei cittadini, ma quello dei residenti in altri Stati membri dell’Unione”.

Peccato che una norma che esclude la tutela ai cittadini italiani potrebbe essere incostituzionale e peccato anche che altre Corti non hanno applicato la Direttiva proprio per tutelare i propri cittadini.

Si farà quindi ricorso in Cassazione in modo che una volta per tutte (?) si possa finalmente capire come lo Stato debba agire in questi casi e si spera, sia fatta giustizia.

Valutiamo gratuitamente il tuo caso. Se ci sono gli elementi, avviamo a nostre spese e per tuo conto la richiesta di risarcimento. Tu non rischi nulla! Chiamaci subito allo 3928003398 per un parere gratuito o lascia i tuoi dati per essere ricontattato!

Era il 2009 e Antonella Geracitano e la nipotina Rebecca, di soli 5 anni, residenti a Bardonecchia, poiché erano da poco finite le scuole, le giornate iniziavano a essere più lunghe e calde decisero di passare qualche giorno a casa loro in Liguria a Lerici in provincia di La Spezia. Poi accadde l’imprevedibile: morirono bruciate vive a causa di un pazzo che, vistosi respinto dalla donna con cui aveva avuto una relazione, di fronte all’ennesimo rifiuto e all’ennesima litigata, appiccò un incendio all’appartamento della compagna che era situato sotto a quello della signora Geracitano, che nulla centrava. La nonna e la nipote non ebbero scampo. L’assassino, Matteo Acerbi, fu preso e gli vennero dati 30 anni di carcere.

In episodi agghiaccianti come questo, anche se la perdita di una persona cara non ha e non può avere un prezzo, il responsabile oltre a scontare la pena in carcere deve ovviamente  risarcire le famiglie delle vittime che hanno avuto un danno enorme dalla perdita del loro congiunto. Peccato che in questo caso, come in innumerevoli altri casi, i familiari non hanno mai ottenuto dal responsabile alcun risarcimento per il semplice fatto che l’Acerbi non possiede denaro e beni.

Cosa succede allora in questi casi quando il responsabile non può pagare i danni che ha fatto? quando c’è una violenza da parte di un terzo che non ha la possibilità economica di risarcire le vittime (vale anche per stupri, omicidi, incidenti) “dovrebbe” essere lo Stato a farsi carico dell’onere e “tutelare” i propri cittadini e non lasciarli soli in momenti così drammatici.

Si usa il condizionale perché la Corte d’Appello di Torino ha lasciato tutti di stucco con una sentenza inaspettata: dopo 8 anni che la famiglia delle due donne, la nonna e la nipotina, aspettavano giustizia, ovvero che fosse un tribunale a costringere lo Stato a pagare per conto dell’Acerbi, la Corte  ha infatti applicato una Direttiva europea. Tale Direttiva stabilisce che effettivamente viene tutelato chi subisce reati violenti e il governo deve pagare a loro o ai familiari un indennizzo se non vengono risarciti dagli autori dei crimini peccato che questa direttiva non sia applicabile al loro caso. Il motivo è sconcertante: Le vittime sono italiane e la direttiva è valida solo per gli stranieri residenti nell’Unione europea. La sentenza recita infatti ”Il diritto tutelato dalla direttiva non è quello dei cittadini, ma quello dei residenti in altri Stati membri dell’Unione”.

Peccato che una norma che esclude la tutela ai cittadini italiani potrebbe essere incostituzionale e peccato anche che altre Corti non hanno applicato la Direttiva proprio per tutelare i propri cittadini.

Si farà quindi ricorso in Cassazione in modo che una volta per tutte (?) si possa finalmente capire come lo Stato debba agire in questi casi e si spera, sia fatta giustizia. Bruciate vive: nessun Risarcimento perché Italiane.

 

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