Malasanità Europa: 500.000 morti all’anno per sbagli e errori!
Malasanità: in Europa ci sono ancora 500.000 decessi causati da trattamenti non corretti
L’Unione Europea ha divulgato i dati ufficiali di quella che viene chiamata comunemente Malasanità. Una parola che ha trovato un significato negli ultima anni e che racchiude in se un numero enorme di significati che comunque porta come conseguenza un danno, anche definitivo o mortale, per il paziente che è in cura, dovrebbe essere preso in cura o è stato in cura da un medico o da una struttura ospedaliera.
Nel caso in specie, secondo una ricerca Eurostat, l’Unione Europea ha raccolto i dati degli Stati che la compongono arrivando a concludere che sono ben 500.000 i decessi che si riscontrano sotto i 75 anni di età che si sarebbero potuti evitare. Evitare come? Semplicemente applicando loro delle terapie più pertinenti, in una parola: giuste. Quasi come dire che, se non esattamente che la cura è sbagliata, non era esattamente quella più corretta.
Si parla di ritardo nei soccorsi, apparecchiature per gli esami non adeguate, diagnosi e interventi chirurgici sbagliati (avevamo già pubblicato i numeri ufficiali dei tragici errori che lo Stato Italiano rendeva noti nel nostro articolo che si può leggere al seguente link https://www.difesoerisarcito.it/2016/05/01/malasanita-i-numeri-ufficiali-dello-stato-italiano/ dove si ammette che in Italia vengono operati pazienti al posto di altri e pazienti dalla parte sbagliata del corpo).
È stata stilata una macabra classifica che vede primeggiare negativamente la Romania e la Lettonia che avrebbero potuto evitare addirittura il 49,4% l’una e il 48,5% l’altra. Dall’altra parte opposta della classifica troviamo gli Stati più virtuosi, quelli cioè dove si muore di meno perché si è curati meglio. Troviamo la Francia seguita dalla Danimarca, dal Belgio e dall’Olanda. L’Italia ha il 33% di morti evitabili.
Le malattie che più mietono vittime sono: le crisi cardiache con il triste primato addirittura del 49%, seguito dal cancro al colon con il 12% e il tumore al seno con il 9%